mercoledì 10 maggio 2017

La donna giusta

Un pomeriggio, in una elegante pasticceria di Budapest, davanti a un gelato al pistacchio, una donna racconta a un’altra donna come un giorno, avendo trovato nel portafogli di suo marito un pezzetto di nastro viola, abbia capito che nella vita di lui c’era stata, e forse c’era ancora, una passione segreta e bruciante, e come da quel momento abbia cercato, invano, di riconquistarlo. Una notte, in un caffè della stessa città, bevendo vino e fumando una sigaretta dopo l’altra, l’uomo che è stato suo marito racconta a un altro uomo come abbia aspettato per anni una donna che era diventata per lui una ragione di vita e insieme «un veleno mortale», e come, dopo aver lasciato per lei la prima moglie, l’abbia sposata – e poi inesorabilmente perduta. All’alba, in un alberghetto di Roma, sfogliando un album di fotografie, questa stessa donna racconta al suo amante (un batterista ungherese) come lei, la serva venuta dalla campagna, sia riuscita a sposare un uomo ricco, e come nella passione possa esserci ferocia, risentimento, vendetta. Molti anni dopo, nel bar di New York dove lavora, sarà proprio il batterista a raccontare a un esule del suo stesso paese l’epilogo di tutta la storia – e in qualche modo a tirarne le fila. Al pari delle "Braci" e di "Divorzio a Buda", questo romanzo appartiene al periodo più felice e incandescente dell’opera di Márai, quegli anni Quaranta in cui lo scrittore sembra aver voluto fissare in perfetti cristalli alcuni intrecci di passioni e menzogne, di tradimenti e crudeltà, di rivolte e dedizioni che hanno una stupefacente capacità di parlare a ogni lettore.Nel 1941 Márai pubblicò "Az igazi" ["La donna giusta"], un romanzo composto di due lunghi monologhi; per l’edizione tedesca del 1949 ("Wandlungen der Ehe") ne aggiunse un terzo, scritto durante il suo esilio italiano; nel 1980 quest’ultimo fu da lui rielaborato e dato alle stampe, insieme all’epilogo, con il titolo "Judit... és az utóhang" ["Judit... e un epilogo"]. La presente edizione raduna per la prima volta le quattro parti del romanzo.


2 commenti:

  1. Il libro è interessante, particolare l'intreccio degli eventi, ci racconta attraverso la vita di tre persone , attraverso il loro punto di osservazione, molto di più di una semplice sequenza di fatti, analizza le fasi della vita, un libro che ha molto da raccontare, ma lo fa a volte "rigirandosi" troppo su se stesso, troppe ripentizioni ed a tratti noioso, forse volutamente noioso perchè è un libro che ti costringe a fermarti, stravolge le convinzioni acquisite durante la lettura e gli spunti sono innumerevoli...forse fin troppi.

    RispondiElimina
  2. Con immenso gaudio a un certo punto ho notato che mancavano 50 pagine al termine!
    Inutile ribadire quanto scrive bene Marai, ma è anche giusto evidenziare quanto sia ottusa la visione di genere (maschilista, eh!) di quest'uomo.
    Pensavo che Le braci fosse un'eccezione, invece no, il maraipensiero è inequivocabile e qui anche un po' prolisso.
    Decisamente interessanti le riflessioni sulla borghesia. Per me è stato impressionante scoprire che i protagonisti rispondono al telefono o salgono in macchina... perchè l'ho letto immaginando di essere nell'ottocento, non negli anni 40. Se il termine non fosse interpretabile negativamente, definirei il contesto un pò stantio.
    Sono contenta di averlo letto e felice di averlo terminato anche grazie a qualche saltello qua e là. Con questo romanzo penso di aver consegnato il mio obolo di pazienza e tempo alla memoria di Marai
    Tre stelle su cinque, perchè è impossibile non riconoscere che la bella scrittura e struttura qui sono più che evidenti.

    RispondiElimina